giovedì 16 maggio 2013

Minacciare per governare

La comunicazione politica da troppi anni ormai è incentrata sulla riproposizione di formule che definire stantie è poco. E di questo si sono resi corresponsabili i dirigenti di tutti i partiti anche loro stantii e sopratutto perpetuamente uguali. Da destra abbiamo l'eterno refrain sulla persecuzione giudiziaria e sulla promessa di una rivoluzione liberale (chiunque si riconosca nel pensiero liberale e libertario non dovrebbe accettarlo perché si ripete eternamente e viene da chi ha usufruito più di tutti della carenza di mercato che c'è in Italia), da sinistra gli slogan sono stati forse diversi ma riflettono la pochezza e la mancanza di una vera idea di governo del Paese (fino all'ultimo "smacchiamento del giaguaro" che nessuno ha capito cosa significasse).
Da qualche mese l'unica novità della politica (l'ennesima,per il momento non ancora assorbita e omologata alle vecchie) propone altri slogan, ma davvero ha rinnovato la comunicazione politica? A me non sembra.
Assisto sempre più spaventato a queste continue allusioni di Beppe Grillo(TM), non vorrei ricevere una denuncia per uso non autorizzato del suo nome/marchio, a barricate, sommosse, albe dorate e quant'altro. Leggo in giro illuminati opinionisti che sostengono trattarsi di strumenti del mestiere dell'uomo di spettacolo, non bisogna allarmarsi e paventare fascismi se Egli paventa rivoluzioni (in)civili. Sarà così, sono osservatore ingenuo e incolto. Ricordo però che un tal Benito Mussolini si affermò grazie al sostegno di una borgesia che mal tollerava le rivendicazioni del movimentismo socialista, esigeva ordine e si rivolse a chi gli garantiva tale ordine paventando rivolte e disordini (mentre squadracce ispirate da sappiamo chi li alimentavano). Tal Adolf Hitler riuscì ad affermarsi ponendosi contro chi aveva sfasciato l'economia tedesca distrutta dalla guerra. Tutto questo avvenne democraticamente, o quasi. E molti ducetti sud-americani osannati dai democratici "de noantri" si sono affermati in (libere) elezioni e si sono sempre dichiarati profondamente democratici.
Generalizzare è rozzo, io sono ingenuo, incolto e diffidente, ma questi continui richiami alla necessità di prendersi tutto per evitare la rivoluzione mi spaventano e mi fanno temere. Questa concezione del dialogo come inciucio è pericolosa a mio avviso molto più della spartizione della Res Publica cui ci siamo purtroppo abituati (e spero non rassegnati). La minaccia "comunista" paventata da Berlusconi era, è, risibile, quella della "guerra civile" di Grillo è terrificante perché si autoalimenta trovando una enorme riserva di combustibile nel sentimento antipolitico (ben troppo giustificato e giustificabile). Mi rimane il dubbio di come si possa pensare che un rinnovamento politico si affermi grazie a messaggi che non sono per niente nuovi, eppure pare siano in tanti molto più titolati di me a ritenerlo credibile, dove sbaglio?

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